giovedì 2 gennaio 2014

riflessione per il nuovo anno

Nonostante i venti gelidi della crisi che congelano non solo i sogni ma anche le speranze di vita delle famiglie italiane; nonostante la totale immobilità della politica, preda anch’essa di una crisi soprattutto di valori, idee, onestà; nonostante la valanga di volgarità, furberie ed impunità che sta travolgendo le istituzioni; ciononostante c’è ancora un’Italia sana, che non si arrende. Un’Italia buono non buonista, che non si perde in parole, proclami e false promesse, ma si rimbocca le maniche per salvare il Paese. A cominciare dalla difesa dei diritti dei più deboli. È l’Italia solidale della società civile. A fronte dell’inciviltà dei politici e delle caste, arroccate a difesa dei propri privilegi, da non condividere con nessuno. È l’Italia delle famiglie, degli uomini e delle donne di buona volontà che vogliono più giustizia, equità e condivisione. È l’Italia degli onesti, non delle escort e dei faccendieri. Il rispetto della legalità, in vista del bene comune, è nell’interesse di tutti. Forse, mai come oggi, è necessario il risveglio delle coscienze. Prima che si frantumino, assieme al Paese. E trasformare la crisi in opportunità. Con profondi cambiamenti e stili di vita più sobri. In tutto: dalle parole ai comportamenti. E poi, più partecipazione e meno deleghe. Soprattutto per chi usa il consenso popolare per affari privati e gestisce la cosa pubblica come bene personale. Se i nominati in Parlamento non muovono coda senza ordini dall’alto ben vengano dal basso iniziative e proposte di legge. Il popolo è sovrano. Ma sempre, non a corrente alternata o a convenienza. Sono campagne di giustizia e solidarietà. Come “L’Italia sono anch’io” in favore della cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia. Oppure “Vogliamo zero”  dell’Unicef contro la mortalità infantile. O la provocazione delle Famiglie numerose, che si sono incatenate a Roma per dire “Basta!” ad una politica bugiarda per le tante promesse non mantenute. Mentre la nave affonda, i timonieri continuano a sollazzarsi. Nel complice silenzio di chi li copre, perché nulla cambi nei privilegi delle caste. Ma ora c’è bisogno di più etica pubblica e privata. E di nuovi protagonisti in politica. Gente onesta e preparata delle più diverse ispirazioni in Italia ce n’è. Andrebbero individuati al più presto, attraverso un movimento di partecipazione, che nasca il più possibile dal basso e punti su esperienza, competenza e serietà. Non è più tempo di stare a guardare o di tenersi lontano dalla politica, col pretesto di non sporcarsi le mani. Si sporca chi cede al compromesso, non chi si mette al servizio degli altri.

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