Nonostante i venti gelidi della
crisi che congelano non solo i sogni ma anche le speranze di vita delle
famiglie italiane; nonostante la totale immobilità della politica, preda
anch’essa di una crisi soprattutto di valori, idee, onestà; nonostante la
valanga di volgarità, furberie ed impunità che sta travolgendo le istituzioni;
ciononostante c’è ancora un’Italia sana, che non si arrende. Un’Italia buono
non buonista, che non si perde in parole, proclami e false promesse, ma si
rimbocca le maniche per salvare il Paese. A cominciare dalla difesa dei diritti
dei più deboli. È l’Italia solidale della società civile. A fronte
dell’inciviltà dei politici e delle caste, arroccate a difesa dei propri
privilegi, da non condividere con nessuno. È l’Italia delle famiglie, degli
uomini e delle donne di buona volontà che vogliono più giustizia, equità e
condivisione. È l’Italia degli onesti, non delle escort e dei faccendieri. Il
rispetto della legalità, in vista del bene comune, è nell’interesse di tutti.
Forse, mai come oggi, è necessario il risveglio delle coscienze. Prima che si
frantumino, assieme al Paese. E trasformare la crisi in opportunità. Con
profondi cambiamenti e stili di vita più sobri. In tutto: dalle parole ai
comportamenti. E poi, più partecipazione e meno deleghe. Soprattutto per chi
usa il consenso popolare per affari privati e gestisce la cosa pubblica come
bene personale. Se i nominati in Parlamento non muovono coda senza ordini
dall’alto ben vengano dal basso iniziative e proposte di legge. Il popolo è
sovrano. Ma sempre, non a corrente alternata o a convenienza. Sono campagne di
giustizia e solidarietà. Come “L’Italia sono anch’io” in favore della
cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia. Oppure “Vogliamo zero” dell’Unicef contro la mortalità infantile. O
la provocazione delle Famiglie numerose, che si sono incatenate a Roma per dire
“Basta!” ad una politica bugiarda per le tante promesse non mantenute. Mentre
la nave affonda, i timonieri continuano a sollazzarsi. Nel complice silenzio di
chi li copre, perché nulla cambi nei privilegi delle caste. Ma ora c’è bisogno
di più etica pubblica e privata. E di nuovi protagonisti in politica. Gente
onesta e preparata delle più diverse ispirazioni in Italia ce n’è. Andrebbero
individuati al più presto, attraverso un movimento di partecipazione, che nasca
il più possibile dal basso e punti su esperienza, competenza e serietà. Non è
più tempo di stare a guardare o di tenersi lontano dalla politica, col pretesto
di non sporcarsi le mani. Si sporca chi cede al compromesso, non chi si mette
al servizio degli altri.
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