giovedì 2 gennaio 2014

La nostra economia è evangelica?

“Prestate senza sperare di ricevere in cambio” dice l’evangelo secondo Luca. In altre parole,  il Nuovo Testamento condanna il prestito ad interesse. Il vangelo mette l’accento sull’amore e questo, applicato al campo delle relazioni economiche, significa dare la precedenza alla giustizia. Certo, si potrebbe obiettare che nel corso della storia il cristianesimo ha ammorbidito le posizioni nette espresse nel Nuovo Testamento. Si potrebbe ricordare che il Riformatore di Ginevra, Giovanni Calvino, ha permesso il prestito ad interesse. Ma il Riformatore ha differenziato chiaramente due tipi di prestito per usare termini attuali: il credito al consumo e il credito alle imprese. Il credito alle imprese deve esigere un interesse moderato. Invece il credito al consumo è accordato a qualcuno che è nel bisogno: tale prestito deve essere privo di interessi e nemmeno ci si deve aspettare la riconoscenza del debitore. Ritornando al nostro discorso, il sistema speculativo che conosciamo oggi contraddice palesemente l’orientamento evangelico. Basta guardare la speculazione sulle materie prime che aumenta ogni anno il loro prezzo del 15% mettendo in pericolo la vita di oltre un miliardo di persone. Quelle persone, che vivono con meno di un dollaro e 25 al giorno, non sono assolutamente in grado di pagare la differenza e sprofondano dunque nella miseria e nella fame. Come si può giustificare da un punto di vista etico un simile comportamento. Il segretario generale  dell’osservatorio della finanza svizzera, Paul Dembinski, dubita che la speculazione sia destinata a sparire. Anzi, teme che il fenomeno continuerà a crescere. Il risultato è che le banche centrali diffidano delle fluttuazioni del corso della moneta dovuta ad un mercato diventato molto nervoso. Per ristabilire la fiducia molti invocano l’introduzione della cosiddetta “tassa Tobin”, dal nome del premio nobel James Tobin che aveva immaginato una tassa dell’ 1% su ogni speculazione, per calmare il mercato. Ma il principale ostacolo è costituito dall’incapacità o dalla mancanza di volontà dei governi di introdurre contemporaneamente ed ovunque la tassa Tobin. Se dovesse essere applicata solo in alcuni paesi, la speculazione si riorganizzerebbe nei paesi che non rispettano questa legge. L’impressione è che la crisi economica del 2008 non abbia insegnato nulla. O forse ha solamente radicalizzato le posizioni di chi sostiene la speculazione e di chi la combatte. Tutti abbiamo capito che il nostro sistema ha di gravi limiti. Ma da qui a cambiare a fondo le cose il passo sembra essere ancora lungo.

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