venerdì 3 gennaio 2014

L'Italia e i trasporti

La nostra penisola è come una lunga spada con l’elsa appoggiata nell’Europa alpino-germanica e la lama puntata verso l’Africa,  lama che divide il Mediterraneo occidentale in due parti nettamente distinte. Lunga oltre mille chilometri, è morfologicamente tormentata essendo formata da rilievi disordinati che separano nettamente i due bordi marini e, nel suo interno, le differenti porzioni.  Questo «curioso» lembo di terra sembra «naturalmente» non predisposto a facili e comode relazioni tra le sue differenti porzioni ma, qualora la natura non avesse agito in maniera sufficientemente decisa, sarebbero massicciamente intervenute le comunità ivi stanziate con una storia che ha visto frazionarsi in una miriade di unità politiche, sovente contrapposte, le sue differenti porzioni.  Quando la storia ha portato la penisola alla sua unità politica, la classe dirigente del tempo non ha avuto la lungimiranza (o forse non sono state disponibili risorse sufficienti) di fare scelte interconnettive dei differenti gangli urbano-territoriali idonee a porre le basi di un nuovo unitario aggregato territoriale. Questa mancanza di visuale unitaria ha gravato su tutta la storia successiva agli anni dell’unità nazionale e ancora fa sentire il suo peso. Solo dopo l’ultimo conflitto mondiale si è sentita la necessità di porre in primo piano l’esigenza di strutture connettive tra la parte settentrionale e meridionale del paese con la costruzione di un asse autostradale Nord-Sud tirrenico – unito ad un altro molto più tardivo adriatico – ancor oggi approssimativo ed incompleto. Ma l’elemento che emerge è l’assoluta mancanza da parte delle classi dirigenti nazionali, attuali e precedenti, di una visuale strategica che identificasse nella rete delle comunicazioni, sia ferroviarie sia stradali, il momento unificante politico e incentivante sotto l’aspetto economico. Ad onor del vero, a cavallo del XIX e XX secolo, vennero impostate tutte le linee portanti della rete ferroviaria nazionale che rimasero però incomplete. Nel secondo dopoguerra poi venne definitivamente scartata l’ipotesi di cerare un solido reticolo ferroviario pubblico quale fondamentale asse portante della mobilità delle merci e delle persone, puntando invece sul trasporto privato su gomma, purtroppo sovente facile preda di interessi settoriali non limpidi. Si è poi del tutto ignorato un tipo di trasporto interconnesso terrestre-marittimo, che poteva essere una nostra vera specificità e potenzialità nazionale. Le conseguenze di una mancata strategia nel sistema infrastrutturale dei trasporti si fa sentire in ogni settore produttivo. Si è favorito uno sviluppo industriale meridionale senza prevedere sicure possibilità di relazioni con i poli settentrionali, delegando questo aspetto nodale del processo produttivo ad attori privati, lungo direttrici di incerta funzionalità. Identicamente non si sono previste strutture protette, o modalità di trasporto particolari, per la movimentazione e l’approvvigionamento energetico indispensabile al sistema produttivo nazionale. Pensiamo all’importanza strategica che la penisola potrebbe avere, stante la sua ubicazione mediana tra l’Africa settentrionale e l’Europa occidentale. Ancora, pensiamo al turismo che si potrebbe giovare di una rete di linee ferroviarie minori distribuite in aree ad alto valore ambientale e di sicuro interesse paesaggistico. E oggi, in questa mancata preveggenza di una strategia del sistema dei trasporti, ci troviamo di fronte ad una fase congiunturale con forti esigenze finanziarie da destinare all’innovazione con l’impossibilità di intervenire su un sistema di infrastrutture di trasporto incompleto e in parte obsoleto, che avrebbe bisogno di una radicale riconversione. Va tuttavia sottolineato con energia come, nell’attuale fase dello sviluppo economico, un paese che non disponga di reti di trasporto relative a ogni tipologia  di elementi conoscitivi o produttivi corra lo stesso rischio di un corpo umano avente organi perfettamente funzionanti ma con un sistema vascolare ammalato, destinato quindi a subire, prima o poi, un evento traumatico più o meno letale.

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