“Se” e “ma” sono forse i due termini più usati nella nostra lingua
italiana. Ad ogni affermazione, proposito, impegno, decisione, risultati a
seconda delle convinzioni degli interlocutori e dei probabili vantaggi, è
inevitabile far precedere il tutto almeno da un “se” o da un “ma”. Direi che
distinguere, prevedere situazioni alternative, in fondo, fa parte della
complessità e non omogeneità delle cose stesse e ancor di più di noi umani.
D’altra parte rifugiarsi e nascondersi tra i “se” di ipotesi lontane e
irrealizzabili, oppure sminuire, se non proprio distruggere il buono e il bello
che non dimeno sono presenti sulla tavola della storia, con i “ma” delle tante
pagliuzze individuiate negli altrui occhi, significa quasi sempre rimanere ingessati
nei pregiudizi o darsi prigionieri nelle gabbie di un passato che non può
tornare, o di un futuro semplicemente fantasticato, quasi un alibi al
disimpegno a fare ora la propria parte sulle polverose e sconnesse strade
dell’oggi. Alo netto dell’uso eccessivo di queste due paroline, mi pare
ugualmente, anzi ancora più urgente, evitare quella formula usata ed abusata
negli ultimi anni “senza se e senza ma!”. Non perché non ci siano situazioni o
momenti della vita di ciascuno in cui è necessario prendere delle decisioni
chiare e non rinviabili, anche a costo di rimetterci di persona, ma perché la
verità, per sua natura, va sempre cercata e, pur essendo una, come il più
splendente diamante emette un’infinita varietà e ricchezza di luci e di colori.
Così quando i “senza se e senza ma” sono troppi, è come voler vedere sempre
tutto ad un’unica dimensione – quasi sempre la propria! – restringendo i già
stretti sentieri del travaglio interiore o semplicemente del dubbio e, cosa che
può divenire veramente disastrosa e drammatica, rischiare di chiudere gli spazi
del confronto e del dialogo, che appartengono a quelle distintive e peculiari
note dell’homo sapiens. Proviamo ad incamminarci nel nuovo anno, dono del
Signore, con speranza, fiducia e coraggio. Sulla scena dl mondo sono apparsi
significativi segnali positivi, mentre rimangono ancora forti e diffusi i
conflitti territoriali, religiosi, sociali ed economici. I primi sono senza
dubbio frutto della buona volontà di ascoltare tutte le ragioni dell’altro e,
nel contempo, rivedere o ridimensionare le proprie certezze o quantomeno
smorzarne l’intensità e aggressività con le quali vengono proposte e non di
rado imposte. Gli altri sono invece la prova lampante delle varie intransigenze
culturali, religiose e politiche, dal senso inequivocabilmente identico: questo
è il nostro “senza se e senza ma”. L’alba, che ha sempre colori tenui, caldi e
delicati, del nuovo anno, invece, sia
per tutti metafora della reciproca, rispettosa e dialogica accoglienza di quanti
il Signore metterà sulla nostra strada, senza esagerare con i “se” e con i
“ma”.