domenica 28 dicembre 2014

La benedizione di Aronne

Iniziare la giornata con l’auspicio che Dio ci sia propizio è indubbiamente una bella carica di energia spirituale. Tutto sembra più facile, ogni angolo oscuro della strada è illuminato dalla luce del suo volto e quindi si cammina spediti e senza tentennamenti. Bisogna però arrivare alla sera e talvolta col passare delle ore la luce svanisce e il volto di un Dio propizio sembra scomparire nell’ombra. Il passo allora si fa incerto e si palesa sempre più chiaramente il desiderio di qualche altra formula propiziatoria, magari più efficace di quella con cui è iniziata la giornata. La cosiddetta benedizione di Aaronne (Numeri 6, 24-26) è tutt’altro che una semplice formula propiziatoria. In ebraico è essa si chiama Brirkat Kohanim, vale a dire “Benedizione sacerdotale”. Nell’ambito ebraico con questa benedizione si concludono – ancora oggi – i momenti più solenni della vita comunitaria. Il concetto centrale di questa formula è la pace. Il termine ebraico shalom non esprimere soltanto la prosperità di un tempo in cui si sono spente le grida di guerra. Shalom è la perfetta armonia che nasce dal compimento della volontà dell’Eterno. Una vita all’insegna della perfetta armonia è il più antico e il più grande desiderio dell’umanità intera e di ogni singola persona. In questo senso si può parlare di una grande benedizione (o di una benedizione originale che si contrappone al peccato originale) promessa da Dio. Non di rado succede però che una benedizione liturgica sia intesa come una semplice legittimazione di un desiderio umano. In tal caso siamo di fronte a una pura superstizione. La benedizione di Aaronne non è una certificazione rituale di un desiderio umano. Al contrario: si tratta di un’affermazione solenne di una libera e consapevole sottomissione alla volontà di Colui che è l’unico vero artefice della pace.

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