Le porte si aprono e si chiudono, ovviamente! Indicano l’ingresso ma
anche la chiusura, attraverso di esse si entra e si esce. Nella Bibbia, sia
nella Prima Alleanza che nel Nuovo Testamento, l’immagine della porta è
utilizzata spesso in tutta la ricchezza della sua simbologia. Varcare le porte
di Gerusalemme, per andare incontro al Signore nel Tempio, era la più attesa
delle aspirazioni di ogni buon israelita (cfr. Sal 122,9). Indicava la gioia
profonda di entrare nel luogo del Signore, nella sua Casa, là dove poteva
ritrovar la shalom-pace, l’armonia e il perdono. Giacobbe nel famoso sogno
della scala raccontatoci in Gn. 28,11-22, fa l’esperienza della presenza di Dio,
si affaccia nella sua casa: “Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è
la porta del cielo!” (v. 17). Quel luogo sarà chiamato appunto Betel, cioè la
Casa del Signore. In una parola, per incontrare Dio è necessario mettersi in
cammino, lasciarsi alle spalle il proprio luogo ed entrare nel suo spazio,
nella sua casa, che peraltro ha la porta spalancata. Il NT allarga e, in un
certo senso sconvolge, la metafora della porta: non è l’uomo che “per primo” si
è messo in cammino (cfr. 1Gv 4,19), ma è Dio stesso che nel suo Figlio
Unigenito entra nella storia umana attraversandone la porta. L’uomo è così
divenuto lui stesso lo spazio di Dio, il luogo santo, il vero tempio, dove
prende dimora e si manifesta la Gloria di Dio. La gloria di Dio è l’uomo
vivente (Ireneo di Lione)! Nella persona
di Gesù, Figlio di Dio e figlio di Maria e Giuseppe, l’immagine della porta
giunge alla sua pienezza e trova l’inimmaginabile e ineguagliabile coincidenza:
per mezzo di Cristo l’Eterno Dio entra nel tempo per venire incontro all’uomo e
l’uomo “solo” attraverso di Lui può incontrare Dio: “Io sono la porta; se uno
entra per me, sarà salvato” (cfr. Gv 10,1-11). Al di là, dunque, della
ricchezza e della pluralità di significato che la Parola di Dio lega all’immagine
della porta, il messaggio unificante è che essa in primo luogo indica apertura,
possibilità di incontro, disponibilità ad accogliere. Il Signore ha la sua
porta sempre aperta, spalancata; con molta onestà dobbiamo riconoscere di non
poter dire altrettanto di noi! La chiusura, il rifiuto, la privacy, sembrano
definire con più verità le nostre porte. Anzi, spesso proprio noi cristiani
teniamo chiuse anche le porte delle nostre chiese e impediamo addirittura al
Signore di uscire per strada e andare incontro agli uomini. Qualunque sia la
nostra situazione spirituale mettiamoci in ascolto di quanto ancora una volta
ci annuncia la nascita del Salvatore: il Natale del Signore ci ricorda il suo
umile ingresso nella nostra storia, ci invita ad entrare senza timore nella sua
e ci spinge con dolce fermezza ad aprire, a spalancare le tante nostre porte, spesso
sbarrate e blindate. Cominciano da quella principale, la porta del cuore!
Nessun commento:
Posta un commento