domenica 28 dicembre 2014

Io sono la Porta

Le porte si aprono e si chiudono, ovviamente! Indicano l’ingresso ma anche la chiusura, attraverso di esse si entra e si esce. Nella Bibbia, sia nella Prima Alleanza che nel Nuovo Testamento, l’immagine della porta è utilizzata spesso in tutta la ricchezza della sua simbologia. Varcare le porte di Gerusalemme, per andare incontro al Signore nel Tempio, era la più attesa delle aspirazioni di ogni buon israelita (cfr. Sal 122,9). Indicava la gioia profonda di entrare nel luogo del Signore, nella sua Casa, là dove poteva ritrovar la shalom-pace, l’armonia e il perdono. Giacobbe nel famoso sogno della scala raccontatoci in Gn. 28,11-22, fa l’esperienza della presenza di Dio, si affaccia nella sua casa: “Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!” (v. 17). Quel luogo sarà chiamato appunto Betel, cioè la Casa del Signore. In una parola, per incontrare Dio è necessario mettersi in cammino, lasciarsi alle spalle il proprio luogo ed entrare nel suo spazio, nella sua casa, che peraltro ha la porta spalancata. Il NT allarga e, in un certo senso sconvolge, la metafora della porta: non è l’uomo che “per primo” si è messo in cammino (cfr. 1Gv 4,19), ma è Dio stesso che nel suo Figlio Unigenito entra nella storia umana attraversandone la porta. L’uomo è così divenuto lui stesso lo spazio di Dio, il luogo santo, il vero tempio, dove prende dimora e si manifesta la Gloria di Dio. La gloria di Dio è l’uomo vivente (Ireneo di  Lione)! Nella persona di Gesù, Figlio di Dio e figlio di Maria e Giuseppe, l’immagine della porta giunge alla sua pienezza e trova l’inimmaginabile e ineguagliabile coincidenza: per mezzo di Cristo l’Eterno Dio entra nel tempo per venire incontro all’uomo e l’uomo “solo” attraverso di Lui può incontrare Dio: “Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato” (cfr. Gv 10,1-11). Al di là, dunque, della ricchezza e della pluralità di significato che la Parola di Dio lega all’immagine della porta, il messaggio unificante è che essa in primo luogo indica apertura, possibilità di incontro, disponibilità ad accogliere. Il Signore ha la sua porta sempre aperta, spalancata; con molta onestà dobbiamo riconoscere di non poter dire altrettanto di noi! La chiusura, il rifiuto, la privacy, sembrano definire con più verità le nostre porte. Anzi, spesso proprio noi cristiani teniamo chiuse anche le porte delle nostre chiese e impediamo addirittura al Signore di uscire per strada e andare incontro agli uomini. Qualunque sia la nostra situazione spirituale mettiamoci in ascolto di quanto ancora una volta ci annuncia la nascita del Salvatore: il Natale del Signore ci ricorda il suo umile ingresso nella nostra storia, ci invita ad entrare senza timore nella sua e ci spinge con dolce fermezza ad aprire, a spalancare le tante nostre porte, spesso sbarrate e blindate. Cominciano da quella principale, la porta del cuore!

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