lunedì 30 dicembre 2013

Pluralismo sociale

La società oggi ha un’articolazione complessa e un’impronta pluralistica che inducono necessariamente l’esigenza di una vita civile dignitosa ma ciò presuppone il confronto e la scelta di modalità di convivenza che richiedono di mettersi d’accordo, di collaborare. La frammentazione rende, inoltre, liquida e incerta la società stessa e riduce, di conseguenza, l’area dei valori comuni e la predisposizione a vi è il rischio che la convivenza diventi impraticabile. Non si può, infatti, far parte di una società e insieme essere separati dagli altri: ci vuole uno scopo comune ed uno scopo minimo condiviso. La frammentazione favorisce il pluralismo morale che genera molteplicità e diversità dei valori individuali e sociali: ciò indica che la componente fondamentale del bene comune è quella morale. Se non vi è una base comune morale e non vi sono alcuni valori fondamentali condivisi, non vi è società. Infatti, senza la condivisione di valori, che qui si intendono come quella concezione desiderabile, individuale e collettiva, che influenza l’agire degli individui, selezionando i modi, i mezzi ed i fini, la società tende a sciogliersi in un grande mercato basato sulla produzione, lo scambio, il consumo. Il punto fondamentale è l’acquisizione di una dote personale di valori da confrontare con gli altri nel momento in cui l’individuo comincia ad interagire con loro quando inizia a far parte di una qualsiasi componente sociale, quando non è più da solo e per agire deve mettersi d’accordo con gli altri. Questa dote è il risultato di un processo intergenerazionale che ha trovato 
storicamente nella famiglia il luogo tradizionale di proposta, assunzione e condivisione di valori comuni. Volendo perseguire il bene comune gli individui devono inevitabilmente condividere i loro valori per associarli allo scopo comune. La prima resistenza a questa condivisione è proprio la conseguenza della fatica e della pazienza con le quali ciascuno ha elaborato e fatta propria la scala dei suoi valori. La seconda resistenza si incontra nel momento in cui le proprie convinzioni sono minoritarie rispetto a quelle degli altri. La resistenza più forte si manifesta, infine, con la messa in discussione dei cosiddetti valori non negoziabili, ossia quei valori morali di indirizzo e disciplina della convivenza che sono considerati assoluti. Questa resistenza è più forte poiché la sua non negoziabilità impone il rifiuto delle ragioni dell’altro. Come trovare valori condivisibili, allora? Innanzitutto va condivisa l’originalità di ciascun essere umano, la sua autenticità e irripetibilità. Quindi il rispetto degli altri che è la base dei rapporti umani e serve ad accettare e valorizzare le differenze di genere, razza, età, religione e visione della vita. Va condivisa la possibilità di cambiare in meglio la società senza pregiudizi e con molta convinzione. La fiducia come impulso vitale verso l’esistenza e la libertà di scegliere e di far scegliere. Infine l’amore come capacità di donarsi all’altro, considerato come nostro simile. Da questi valori condivisibili sarà possibile e meno difficile la ricerca e la costruzione del bene comune.

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