La società oggi ha un’articolazione complessa e un’impronta
pluralistica che inducono necessariamente l’esigenza di una vita civile
dignitosa ma ciò presuppone il confronto e la scelta di modalità di convivenza
che richiedono di mettersi d’accordo, di collaborare. La frammentazione rende,
inoltre, liquida e incerta la società stessa e riduce, di conseguenza, l’area
dei valori comuni e la predisposizione a vi è il rischio che la convivenza
diventi impraticabile. Non si può, infatti, far parte di una società e insieme
essere separati dagli altri: ci vuole uno scopo comune ed uno scopo minimo
condiviso. La frammentazione favorisce il pluralismo morale che genera
molteplicità e diversità dei valori individuali e sociali: ciò indica che la componente
fondamentale del bene comune è quella morale. Se non vi è una base comune
morale e non vi sono alcuni valori fondamentali condivisi, non vi è società.
Infatti, senza la condivisione di valori, che qui si intendono come quella
concezione desiderabile, individuale e collettiva, che influenza l’agire degli
individui, selezionando i modi, i mezzi ed i fini, la società tende a
sciogliersi in un grande mercato basato sulla produzione, lo scambio, il
consumo. Il punto fondamentale è l’acquisizione di una dote personale di valori
da confrontare con gli altri nel momento in cui l’individuo comincia ad
interagire con loro quando inizia a far parte di una qualsiasi componente
sociale, quando non è più da solo e per agire deve mettersi d’accordo con gli
altri. Questa dote è il risultato di un processo intergenerazionale che ha
trovato
storicamente nella famiglia il luogo
tradizionale di proposta, assunzione e condivisione di valori comuni. Volendo
perseguire il bene comune gli individui devono inevitabilmente condividere i
loro valori per associarli allo scopo comune. La prima resistenza a questa
condivisione è proprio la conseguenza della fatica e della pazienza con le
quali ciascuno ha elaborato e fatta propria la scala dei suoi valori. La
seconda resistenza si incontra nel momento in cui le proprie convinzioni sono
minoritarie rispetto a quelle degli altri. La resistenza più forte si
manifesta, infine, con la messa in discussione dei cosiddetti valori non
negoziabili, ossia quei valori morali di indirizzo e disciplina della
convivenza che sono considerati assoluti. Questa resistenza è più forte poiché
la sua non negoziabilità impone il rifiuto delle ragioni dell’altro. Come
trovare valori condivisibili, allora? Innanzitutto va condivisa l’originalità di
ciascun essere umano, la sua autenticità e irripetibilità. Quindi il rispetto
degli altri che è la base dei rapporti umani e serve ad accettare e valorizzare
le differenze di genere, razza, età, religione e visione della vita. Va
condivisa la possibilità di cambiare in meglio la società senza pregiudizi e
con molta convinzione. La fiducia come impulso vitale verso l’esistenza e la
libertà di scegliere e di far scegliere. Infine l’amore come capacità di
donarsi all’altro, considerato come nostro simile. Da questi valori
condivisibili sarà possibile e meno difficile la ricerca e la costruzione del
bene comune.
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