venerdì 24 febbraio 2012

Sermone sullo Spirito Santo

Sermone sullo Spirito Santo

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte da Gesù, e gli disse: «Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui». Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo". Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,1-8).
Se si raccolgono dai vari settori del NT, epistolario paolinico e giovanneo, sinottici e Atti i dati concernenti lo Spirito Santo, si può affermare che la teologia dello Spirito è teologia della presenza divina.  L’evangelo di Matteo sembra condensare tutto l’evento Cristo  in una sola parola: Emmanuele, Dio-con-noi. Gesù è venuto, ha parlato, ha agito, è stato crocifisso, è risorto, è asceso al cielo. Tutto l’evangelo predica un dato incontrovertibile: Gesù in mezzo a noi, condensato dall’enunciato biblico “Verbum caro factum est”.
La difficoltà comincia quando Gesù Risorto torna alla destra del Padre. Come può il Maestro garantire ora la sua presenza in mezzo ai discepoli? Eppure egli, o la chiesa primitiva ha compreso così, ha promesso che sarebbe restato con loro, e dunque con noi, tutti i tempi fino alla fine del mondo: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente”. Come può questa promessa adempiersi? Il cristianesimo non è un memoriale di eventi passati, noi non siamo i custodi di un museo teologico, ma i testimoni di un Risorto sempre operante nel mondo e in mezzo a noi, i testimoni di una presenza reale e concreta che si dispiega nel tempo a partire da quell’evento accaduto più di due  millenni fa. 
Chiunque scorra il NT troverà che vi sono due ordini di promesse; da una parte la promessa che il Signore non ci avrebbe mai abbandonato contenuta in Gv 14,18-19 Non vi lascerò orfani; tornerò da voi. Ancora un po', e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete”. D’altra parte vi è una promessa che sembra avere un contenuto diverso: si parla infatti di un’altra presenza che Gesù chiama il Consolatore “E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi”. E ancora: “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto”.
Chi è mai questo Spirito, che due scrittori dei primi secoli del cristianesimo hanno definito Vicarius Christi? Forse un indizio può fornircelo Paolo in un a sua epistola quando dice “Il Signore è lo Spirito” (2Cor 3,17). Qui non si tratta di identificazione tra il Cristo risorto e lo Spirito, quasi una sorta di modalismo, l’eresia che intendeva le tre persone divine solo un’apparenza dell’unico Dio. Qui si intende dire che lo Spirito rappresenta la forma attuale della presenza del Risorto in mezzo a noi: Cristo assente nel corpo è presente per mezzo dello Spirito Santo. Il NT per designare tale presenza una il termine παρουσία, che molti teologi hanno relegato ad un futuro lontano e mitico ma che per la testimonianza evangelica significa una presenza costante di Cristo nella storia dei suoi discepoli.
Non si tratta di un sostituto del Risorto; si tratta del Signore stesso, che è in mezzo a noi, credenti e non, che nella nostra storia attua la sua storia. Ha scritto un grande teologo, Karl Barth “Dio non è stato potente soltanto nelle antiche età e non lo diventerà soltanto nell’ultimo adempimento della sua promessa: lo è già qui ed ora nella promessa del suo Spirito: in essa è egli stesso presente e all’opera ieri come oggi e domani”.
Un teologo medievale ritenuto eretico dalla chiesa cattolica, Gioacchino da Fiore, divise le età in tre tempi: il tempo del Padre (ossia l’AT), il tempo del Figlio (ossia il NT), e il tempo dello Spirito (ossia il tempo della chiesa). Con le opportune differenze possiamo fare nostra questa classificazione; noi però crediamo che il tempo della chiesa cominci già dalle pagine dell’evangelo perché lo Spirito ci rende contemporanei di Cristo. Ogni  nostra giornata è una giornata di Gesù Cristo, una giornata del suo agire, del suo parlare. Se i nostri occhi sono aperti su altre realtà, ascoltano altre parole, cercano altre presenze (sociali, politiche, economiche), è perché assumiamo in noi l’atteggiamento di Pietro che invece di fissare lo sguardo su Gesù guardava preoccupato le onde che lo soverchiavano (cfr Mt 14,24-33). 
L’immagine del vento esprime con esattezza la presenza dello Spirito: presenza reale, come quella del vento, ma, come il vento, è qualcosa che non si può vedere, che non si può afferrare e di cui son si può disporre. Come il vento, lo Spirito si può sentire e se ne percepiscono gli effetti ma non può essere imbrigliato o costretto né posseduto come un deposito. Esso è libero; potremmo dire che lo Spirito costituisce la libertà di Dio. La stessa difficoltà a parlarne riflette la sua sovrana libertà che rifiuta perfino una costrizione verbale.  
Dopo la risurrezione di Gesù la terra non è rimasta orfana di Dio, il Signore è presente nel suo Spirito, ma questa presenza non è più quella contraddittoria della sua vita storica; oggi è il tempo della primizia non della raccolta, il tempo della fede non della visione, il tempo della confessione non del possesso, il tempo della speranza non dell’evidenza, è il tempo dell’annuncio non del compimento. Questo significa che è il tempo in cui i credenti siano il sale della terra e la luce del mondo per testimoniare che Dio è presente nei suoi fedeli e nella storia dei credenti, dunque anche nella TUA storia. Dunque tu non sei indifferente nel progresso della verità ma la tua fede e la tua opera accrescono il bene che i credenti possono fare sapendo che possiamo solo ripetere una antica preghiera cristiana: Veni, Sancte Spiritus…


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